Tutti i settori della Pubblica amministrazione agiscono per uno scopo di interesse pubblico per la realizzazione del quale le persone preposte dovrebbero agire per un movente meramente ideale, atteso il carattere di variabile indipendente della retribuzione di ciascun dipendente pubblico; nel settore del patrimonio culturale, poi, tale presupposto è aggravato dall’errata convinzione per la quale lo scopo culturale dovrebbe giustificare l’epurazione di qualsiasi logica aziendale, come se la natura del mezzo dovesse coincidere con la natura dello scopo ultimo da realizzare. Bisogna però chiedersi se l’interesse pubblico sia meglio raggiungibile stimolando (solo) l’idealità e le qualità morali di ciascuno ovvero, molto più banalmente ma forse efficacemente, utilizzando i moventi egoistici (sic!) di ogni lavoratore in maniera tale che ogni addetto della P.A. sia in qualche modo obbligato a raggiungere quello stesso scopo di pubblica utilità.